“Solo che ci vuole tempo x essere felici. Molto tempo. Anche la felicità è una lunga pazienza.
Ci logoriamo la vita a guadagnare denaro, mentre bisognerebbe col denaro guadagnare il tempo. Questo è l’unico problema che mi abbia mai interessato.” (Albert Camus – “La Morte Felice”)
Oggi mi sento così..ho voglia di fare una piccola passeggiata in mezzo ai paesaggi incerti, impervi e scivolosi del concetto di “felicità”..
Non sono mai stato molto attratto dalle dissertazioni in merito al cosa sia la felicità. Come tutte le emozioni, anche la felicità si sente e si ascolta…nel corpo, nel cuore…e nelle budella.. e ogni volta che si tenta di definirla, si perde in profondità e anche in ampiezza..contribuendo a renderla anche un po’ banale!
Definire il “cosa” di una emozione, significa annaspare in un freddo mare di razionalità…accontentandosi della sterilità di inutili sovrastrutture mentali che si scaricano a terra in orpelli retorici, che mancano di un sano coraggio di vivere..
E di colpo sperimentiamo la banalità di una lingua, volgare per certi aspetti e anche un po’ oltraggiosa, ogni volta che si tenta di sostituire il vissuto con la favella…perché la felicità va sentita e non certo spiegata…
Siamo esseri senzienti..fatti di alti e di bassi..e con gli alti e bassi dobbiamo confrontarci se vogliamo vivere a pieno le nostre più intime nature..
“Benvenuti tra le rapide di quel fiume in piena che è la vita..dove l’unica cosa che conta è immergersi e lasciarsi trasportare!”
Ecco perché ho citato all’inizio la frase di Albert Camus..
..in quella frase Camus non si azzarda minimamente a spiegare la felicità ma fa una semplice associazione: avvicina la felicità a un concetto che è altrettanto impervio e bastardo quanto essa, se solo si prova a definirlo. Un concetto che contiene in sé l’idea di movimento racchiuso in una stasi: sto parlando del concetto di “pazienza”
Si conosce la pazienza quando, stando fermi immobili si impara a godere della successione infinita di attimi che danzano nel movimento di un respiro, quell’andare e venire del fiato tra una inspirazione e la successiva che ci insegna a stare presenti alla vita e a noi stessi..
…e in quell’andare e venire della nostra bislacca concentrazione…noi cominciamo a percepire, nelle ossa e nel cuore, che la felicità è racchiusa in quello spazio magico che in trepidante attesa sospira tra un andata e un ritorno…
…a dirlo pare facile…facile come sentire dentro che l’eterno è racchiuso in un secondo…
…ma questa è un’altra storia…o forse no…
Complimenti, è una bellissima riflessione e condivido le tue parole, non si può spiegare un’emozione o meglio, resta molto difficile, significherebbe privarla della sua magia, che sia gioia o dolore, ha un potere, il potere di farci guardare oltre, soprattutto oltre il materiale… Non ci resta che viverle ed ogni tanto fermarci a prendere fiato! Un caro saluto 🙂
Grazie mille per la risposta..penso in generale che l’importante è sentirle..perché sentirle dentro..per quanto a volta possano essere dirompenti è uno dei modi più belli di percepire che siamo vivi. Buona giornata
Figurati, è un piacere! 🙂 E’ esattamente così, ottima affermazione! ???